Notevole è stata la ‘fortuna’ del mito di Irene di Spilimbergo nelle arti figurative, un mito nato dopo la scomparsa della appena ventenne Irene (Spilimbergo, 1538 - Venezia, 1559) celebrata fin da subito da poeti e letterati. Una fascinazione senz’altro dovuta alla vita di una giovane nobildonna versata tanto in pittura (allieva di Tiziano Vecellio), quanto nella poesia e nel canto.
Un mito che nell’Ottocento - secolo percorso da un intenso sentire romantico ma anche testimone dei primi tentativi di emancipazione dell’universo femminile – si è espanso trovando notevole seguito soprattutto nella pittura, con testi figurativi che in Friuli e non solo hanno impegnato importanti pennelli, da Silvestro Lega a Jacopo D’Andrea, da Augusto Tominz a Eugenio Moretti-Larese.
All’universo artistico femminile del Friuli il Comune di Zoppola dedica la mostra a cura di Stefano Aloisi ed Enrico Lucchese, con la collaborazione dei Comuni di San Giorgio della Richinvelda e Spilimbergo, del Consorzio Scuola mosaicisti del Friuli, della Fondazione Friuli e della Società Filologica Friulana. La mostra prende spunto sin dal titolo dal mito della celebre pittrice per poi occuparsi di quelle donne che in regione sono state protagoniste nelle arti figurative tra i secoli sedicesimo e diciannovesimo: Irene di Spilimbergo, Quintilia Amalteo, Felicita Sartori, Marianna Pascoli Angeli e la sorella Luigia, Maria Ippoliti e tante altre pittrici, tra le quali la zoppolana Claudia Panciera.
Contestualmente, si è voluto affiancare a questa storia dell’arte femminile friulana alcuni mirati focus dedicati a quelle donne che sono state grandi protagoniste in altri ambiti culturali, in particolare Adelaide Ristori ritenuta una delle maggiori attrici dell’Ottocento.
La mostra è stata prorogata fino al 30 marzo 2025 e si può visitare dalle 15.00 alle 19.00 nelle giornate di sabato e domenica.