Martedì 26 novembre 2024, alle ore 16.00, presso la sede della Società filologica friulana di Palazzo Mantica, in via Manin 18 a Udine, si terrà la conferenza del professor Gian Paolo Gri (già docente di Storia delle tradizioni popolari e poi di Antropologia culturale nelle Università di Trieste e Udine), dal titolo L’opera di Gaetano Perusini.
L’iniziativa fa parte del ciclo di conferenze della Società di Minerva “Conservazione e ripresa delle tradizioni etnografiche di una regione di confine: la svolta degli anni '50-'60 ”, sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito dell’Avviso pubblico storico ed etnografico, progetti eventi e manifestazioni - Novecento - Anno 2023.
Il ciclo continuerà il 28 novembre, ancora nella sede della Società filologica friulana di Palazzo Mantica, con la conferenza del maestro Roberto Frisano su La documentazione del canto di tradizione popolare in Friuli.
L’ingresso è libero.
Gaetano Perusini (Codognè, Treviso, 1910-Trieste 1977) è stato il
principale promotore degli studi demoetnoantropologici nel Friuli della
metà del Novecento. Dopo la laurea in scienze agrarie, fu avviato
dall’insigne storico del diritto Pier Silverio Leicht allo studio dei
rapporti tra il diritto agrario e le consuetudini popolari. In seguito,
tra gli anni Cinquanta e Sessanta, Perusini portò a maturazione la sua
impostazione metodologica innovativa, improntata alla ricostruzione
delle tradizioni, degli usi e dei costumi delle popolazioni friulane a
partire dall’analisi intrecciata della documentazione archivistica e
delle fonti iconografiche, orali e materiali. Tale approccio
caratterizzò alcune delle sue più importanti pubblicazioni (Usi e
consuetudini agrarie e commerciali della provincia di Udine, Udine 1950;
Vita di popolo in Friuli. Patti e agrari e consuetudini tradizionali,
Firenze 1961) e ottenne alcuni risultati rilevanti, sempre in quegli
anni: con l’avvio del gruppo di lavoro Alpes Orientales, guidato dal
Perusini e da alcuni etnologi sloveni, tedeschi, svizzeri, croati e
italiani (1954-1956); con l’apertura, caldeggiata da Perusini già dagli
anni Trenta, del Museo friulano delle arti e tradizioni popolari (1963);
con l’ottenimento della cattedra di Storia delle tradizioni popolari
all’Università di Trieste (1962), cattedra che Perusini avrebbe
mantenuto, come anche la direzione della rivista di filologia friulana
«Ce fastu?» fino alla sua tragica scomparsa nel 1977.
La brillante
attività di Perusini negli anni Cinquanta-Sessanta coincise con una
sorta di ricambio generazionale che vide uscire di scena la generazione
dei vecchi folcloristi, si ebbe una sorta di istituzionalizzazione degli
studi demoetnoantropologici anche in Friuli. Venivano a maturazione le
campagne di ricerca sistematica avviate negli anni precedenti sulla
tradizione orale e ora inquadrate nei parametri di una corretta e
rigorosa filologia specifica (Gianfranco D’Aronco, Novella Cantarutti),
sulle tradizioni del ciclo dell’anno (campagne a guida dello stesso
Perusini; Andreina Nicoloso e Luigi Ciceri), sui sistemi di credenze
(D’Orlandi), sulla cultura materiale, in concomitanza al nascere dei
primi musei etnografici; mentre si stringevano i nodi con il settore
della dialettologia (la collaborazione dello stesso Perusini con
l’ASLEF, Atlante storico-linguistico-etnografico friulano); l’etnografia
incrociava il maturare di nuove indagini etnomusicologiche e iniziava a
fare i conti con gli sviluppi dell’antropologia culturale in sede
nazionale. Friulani furono i primi titolari di insegnamento demologico
nelle Università di Trieste (lo stesso Perusini) e Padova (G. D’Aronco),
creando la rete di discepoli e collaboratori che contribuirono poi a
sviluppare la disciplina in termini quantitativi e qualitativi.