Il
23 novembre 1919, presso il Municipio di
Gorizia, si svolse l’Assemblea Costitutiva della Società Filologica Friulana: prese così avvio la storia di un sodalizio che da oltre cento anni è protagonista della vita culturale friulana, attraverso un’intensa produzione scientifica, legata soprattutto alle discipline linguistiche, divulgativa e didattica, ma ebbe inizio anche una grande avventura umana, che ha visto avvicendarsi le generazioni all’insegna di una tradizione di cordialità e rispetto dei valori della friulanità. Promotori della storica riunione goriziana furono il linguista
Ugo Pellis, principale ideatore e realizzatore dell’iniziativa, lo storico della letteratura
Bindo Chiurlo e il conte
Giovanni Battista Della Porta. Erano inoltre presenti: Dante Vecchi, Luigi Pettarin, Antonio Caldini, Carlo Battisti, Ervino Pocar, Giovanni Lorenzoni, Emilio Turus, Emilio Mulitsch, Piero Bonne, Luigi Girardelli, Romano Roman, Giovanni Cumin, Rodolfo Zorzut, Eugenio Simonutti, Alberto Michelstädter, Vincenzo Marussig, Giuseppe Rovere, Antonio Del Piero, Ambrogio Roviglio, Francesco Musoni, Ercole Carletti, Domenico Del Bianco, Giuseppe Del Bianco, Alfredo Lazzarini e Antonio Gasparini. Aderirono, tra gli altri, alla Società anche mons. Luigi Fogar (poi vescovo di Trieste-Capodistria) e Bonaldo Stringher (governatore della Banca d’Italia).
Nel corso della riunione venne eletto alla presidenza Giovanni Lorenzoni. La Società venne intitolata all'illustre glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli, mentre la sede venne fissata a Udine.
Graziadio Isaia Ascoli fu uno dei più importanti glottologi e intellettuali dell’Italia dell’Ottocento. Nacque a Gorizia nel 1829, da una famiglia facoltosa.
I suoi studi fin dal principio furono influenzati dai risultati raggiunti dai glottologi di area tedesca e sviluppò, in sintonia con gli indirizzi della linguistica ottocentesca, un particolare interesse per la comparazione tra le lingue, alla ricerca delle loro parentele e dei “meccanismi” che ne regolano lo sviluppo.
Le numerose e importanti pubblicazioni portarono l’Ascoli, nel 1861, sulla cattedra di ‘Grammatica comparata e lingue orientali’ dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano, città in cui si trasferì. Le ricerche del glottologo goriziano riguardarono anche l’area italiana: nel 1873 fondò la prestigiosa rivista dell'
Archivio Glottologico Italiano. Proprio sul numero inaugurale di tale rivista pubblicò i suoi celebri
Saggi ladini, nei quali per la prima volta, attraverso l’esame della fonetica delle varietà alpine, vengono delineate l’identità e la specificità della lingua friulana e delle altre parlate ladine. Egli fu uno tra i primi studiosi a riconoscere il valore formativo del plurilinguismo, specie in una regione come il Friuli Venezia Giulia, da sempre crocevia di popoli, di lingue e di culture. Approfondì poi l’interesse per la toponomastica e progettò la realizzazione di un grande
Dizionario istorico dei nomi locali d’Italia. Morì a Milano il 21 gennaio del 1907.
I primi anni di attività della Società Filologica Friulana non furono semplici: l’ambizioso progetto culturale che era alla base della Società si dovette in qualche modo confrontare con l’ideologia fascista che non ammetteva l’esistenza di istituti culturali che non fossero espressione di italianità e di nazionalismo. Ciò nonostante numerosi furono i progetti avviati e le iniziative promosse. Nel periodo tra le due guerre hanno attivamente contribuito a far crescere la Società personalità quali Ercole Carletti, poeta, drammaturgo e linguista, Giovanni Battista Corgnali, bibliotecario, storico e studioso di onomastica, e Pier Silverio Leicht, storico del diritto. Fu proprio grazie all’impegno del senatore Leicht, presidente della Filologica dal 1925 al 1945, che la Società non venne soppressa ed è sempre merito del Leicht se alla Società venne riconosciuto il titolo di Ente Morale (con Regio Decreto del 7 agosto 1936).
Tra le imprese culturali di maggiore spessore promosse dalla Società Filologica Friulana si segnala l’
Atlante linguistico italiano, un’opera fondamentale per gli studi di linguistica e dialettologia italiana, che consiste nella raccolta e organizzazione, su mappe, del patrimonio lessicale delle varietà della penisola (comprende circa 5 milioni di schede dialettali). L'impresa dell’
Atlante Linguistico Italiano, decisa nel Congresso di Gradisca d'Isonzo del 1924, venne
inizialmente affidata ad un Comitato di Redazione composto da Matteo
Bartoli e da Giulio Bertoni, professori ordinari all’Università di
Torino. La raccolta dei materiali etnolinguistici fu affidata ad Ugo Pellis, che fu, in quegli anni difficili e pionieristici,
appassionato ed entusiasta ‘raccoglitore unico’ delle informazioni lessicali dell’
Atlante, incarico che lo portò a svolgere 730 inchieste dialettologiche – dal 1925 fino al 1942 – su tutto il territorio italiano, compresa l’Istria. Durante tali ricerche, inoltre, il Pellis scattò un gran numero di fotografie, per meglio documentare il materiale linguistico, costruendo così un eccezionale archivio visivo (composto da oltre 7 mila immagini), che racconta la vita quotidiana nell’Italia ‘minore’ – il Friuli specialmente – durante gli anni Venti e Trenta del Novecento.